• Year of manufacture 
    1979
  • Mileage 
    50 000 km / 31 069 mi
  • Car type 
    Coupé
  • Drive 
    LHD
  • Condition 
    Used
  • Interior colour 
    Grey
  • Number of doors 
    2
  • Number of seats 
    4
  • Location
    Italy
  • Exterior colour 
    White
  • Gearbox 
    Manual
  • Fuel type 
    Petrol

Description

ANNO : 1979
CHILOMETRI : 50.000
POTENZA : 82
CILINDRATA : 1301
ALIMENTAZIONE : BENZINA/PETROIL
CAMBIO : Manuale
CILINDRI : 4
TRAZIONE : POSTERIORE
Colore Esterno Bianco
Interno tessuto Panna
Nel 1973 venne lanciata la versione Coupé; disegnata da Piero Castagnero (già autore della “Fulvia Coupé”) e realizzata sul pianale accorciato (nel passo) della berlina. Questa versione piacque parecchio, sia per la linea riuscita, che per le finiture migliorate rispetto alla berlina. A dispetto di quest’ultima disegnata sotto la supervisione del centro stile Fiat, il coupé era stato ideato e progettato fino all’ultimo bullone dai tecnici dello storico stabilimento torinese di Borgo san Paolo. L’interno, caratterizzato dalle 4 poltrone singole della medesima foggia e tutte dotate di poggiatesta (brevetto Lancia), non aveva alcun componente in comune con la berlina. La plancia, di inedito disegno, aveva centralmente un pannello di plastica colorata per dare un effetto legno. La grafica della strumentazione (oggi estremamente rara) dei primissimi esemplari si basava sui colori giallo, verde e rosso. Successivamente la strumentazione divenne a numeri bianchi su fondo nero. Curiosa la presenza su alcuni modelli prodotti fino ad un certo anno, di due leve (destra e sinistra) per l’apertura del cofano.

Al successo del modello contribuirono pure i brillanti motori bialbero (gli stessi della berlina, ma potenziati) di 1592 cm³ da 109 CV e 1756 cm³ da 119 CV.

Nel 1975, gli strumenti adottano elementi grafici più sobri. È la seconda serie del modello che prevede anche nuovi motori. Il propulsore di 1,6 litri passa a 1585 cm³ (potenza di 100 CV) e il 1800 viene sostituito dal 1995 cm³ (119 CV) già della berlina. All’esterno non c’è alcuna differenza estetica con la serie precedente per la 1600, mentre la 2000 si distingue per il differente rialzo sul cofano motore, per i fari racchiusi sotto un unico vetro e per la calandra con cinque listelli cromati alla base.

Nel 1976 l’ultima Fulvia Coupé ancora in listino (la 1.3 3ª serie), uscì di produzione; e per colmare questo vuoto, anche la Beta Coupé venne dotata di cilindrata di 1,3 litri con il motore di 1297 cm³ da 82 CV della berlina di pari cilindrata.

La 1300, la cui denominazione ufficiale era “1300 Coupé”, si distingueva dalle altre versioni per alcuni dettagli esterni (mascherina totalmente nera, fari privi di carenatura, verniciatura in nero opaco delle cornici cromate e dell’alloggiamento dei fari) ed interni (sedile posteriore intero e privo di poggiatesta, strumentazione semplificata, dotazione di serie meno ricca ma comunque comprendente l’impianto di aria condizionata a pagamento). Una particolare rarità per alcune “1300 Coupè” immesse nel mercato italiano dal giugno 1977 riguarda il montaggio del cofano a doppia venatura, che anticipava un dettaglio stilistico della serie successiva con la denominazione Beta nei registri di vendita.

La terza serie è del 1978. Il nome Beta viene dunque esteso ufficialmente anche alla 1300 e per tutte le cilindrate si adottano cofano anteriore e calandra della 2000 e frontale a quattro proiettori tondi inseriti in alloggiamenti neri. Il nero viene esteso ai tergicristalli, al retrovisore di diversa forma e alla nuova modanatura sulle fiancate. All’interno, strumentazione, plancia, volante e rivestimenti vengono ridisegnati.

Un migliaio di esemplari di questa terza serie della Beta coupé furono costruiti anche in Spagna dalla Seat nel 1978-79, nello stabilimento di Pamplona, per essere poi vendute nel mercato interno.

Due anni più tardi viene approntata la “Laser”, edizione in serie limitata di duemila esemplari disponibile nelle cilindrate di 1,3 e 1,6 litri e riconoscibile per la scritta adesiva “Lancia ß Laser” sulla fiancata, per la coppia di proiettori fendinebbia protetti da retina parasassi e per la verniciatura nera di calandra, paraurti e profili dei finestrini. La Laser di cilindrata maggiore montava cerchi ruota di disegno inedito e specificatamente dedicato. Tre i colori previsti per la carrozzeria, tutti metallizzati: azzurro, rosso e grigio scuro.

Nel 1981 un ulteriore restyling interessò l’intera gamma: all’esterno cambiarono la mascherina anteriore (ridisegnata sullo stile di quello della Delta), i paraurti (con il posteriore dotato di retronebbia) e la verniciatura di alcuni dettagli (nero opaco per tutte le cornici prima cromate). Sul bordo del cofano bagagli venne applicato un piccolo spoiler in plastica nera.

La plancia rimase la medesima della serie precedente. Venne variata la grafica degli strumenti di bordo e il disegno del tessuto dei sedili. L’impiego esteso di plastica e di tessuti meno raffinati dava l’impressione di no scadimento generale del livello di finitura.

Il motore di 1.3 litri di cilindrata venne innalzato nella cubatura da 1297 a 1367 cc (la potenza aumentò di 2 CV e giunse a 84) per consentire alla Beta Coupé più piccola di godere del limite massimo di velocità in autostrada di 140 km/h, allora riservato alle auto con cilindrata al di sopra dei 1300 cm³. Il propulsore 2000 viene invece dotato di alimentazione ad iniezione elettronica e arriva alla potenza di 122 CV.

Nel 1982 la gamma venne arricchita con la “2000 Volumex”, spinta da una versione (a carburatore doppio corpo) sovralimentata con compressore volumetrico Roots a lobi rotanti, del 4 cilindri di 1995 cm³.

La Volumex, che disponeva di 136 CV e di una maggior coppia massima (21 kgm invece di 17 della versione aspirata), era riconoscibile per la targhetta VX sulla mascherina, per un rigonfiamento sul cofano motore in corrispondenza di un gomito del collettore di aspirazione che si innestava sul compressore volumetrico, per uno spoiler nero sotto al paraurti anteriore, per le appendici allo spoiler posteriore, per il fondo scala del tachimetro che arrivava a 220 km/h invece che a 200 km/h, per l’inserimento di un settore verde nel contagiri e per gli pneumatici 185/65 R14H di serie.

La VX fu il canto del cigno della Beta Coupé, che venne tolta dai listini nell’autunno del 1984.

La Beta Coupé nel 1974 affiancò la Stratos HF e la Fulvia Coupé HF nei rally che portarono alla vittoria del Campionato del Mondo. Si trattava della versione 1.800 cm³ con una profonda elaborazione meccanica che prevedeva la testata Abarth della Fiat 124, una differente disposizione del motore alimentato a carburatori che erogava 190 CV, il differenziale autobloccante. La livrea fu inizialmente quella rossa e bianca Marlboro, per poi diventare l’anno successivo verde e bianca Alitalia. Le scocche delle Beta Coupé da competizione venivano approntate come le altre, direttamente nella fabbrica Lancia di Chivasso, per poi essere spedite al Reparto Corse di Borgo san Paolo a Torino che eseguiva le operazioni di elaborazione finali.