
1953 Jaguar XK 120
OTS Roadster-
Baujahr3/1953
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AutomobiltypCabriolet / Roadster
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LenkungLenkung links
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ZustandRestauriert
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InnenfarbeBeige
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InnenausstattungLeather
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Anzahl der Türen2
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Zahl der Sitze2
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Standort
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AußenfarbeWeiss
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GetriebeManuell
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Leistung142 kW / 194 PS / 191 BHP
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KraftstoffPetrol
Beschreibung
Maggiori informazioni e dettagli su:
https://www.autoluce.com/portfolio/jaguar-xk-120-roadster-2/
Targa Oro Asi
Iscritta Registro Fiva
Colore Beige, Interni Cuoio
Matching number
Certificazione Jaguar Heritage
Eleggibile Mille Miglia
La XK120 fu lanciata in versione roadster al salone dell’automobile di Londra il 27 ottobre 1948 come veicolo di prova[3]. L’intento della presentazione era anche quello di proporre una vettura, a scopo dimostrativo, che montasse il nuovo motore XK6 della Jaguar. Il modello destò però molto interesse e suscitò molti commenti positivi, che convinsero William Lyons a produrlo in serie.
La cifra “120” nel nome del modello si riferiva ai 120 mph (193 km/h) di velocità massima ottenuta con parabrezza installato (senza vetro anteriore la velocità era superiore), facendo diventare la XK120, al tempo del suo lancio, la vettura di produzione standard più veloce al mondo[4].
Era disponibile in due versioni aperte, roadster (denominata “OTS”, dall’inglese, Open Two Seater, cioè “aperta a due posti”) e cabriolet (“DHC”, da “drophead coupé”; fu offerta dal novembre 1952), oltre ad una chiusa, cioè coupé (“FHC”, da “fixed-head coupé”; fu disponibile dal 1951). La cabriolet e la coupé possedevano un cruscotto in radica. Tutte le tre versioni erano a due posti.
I primi 242 esemplari, tutti roadster, furono costruiti a mano dal 1948 al 1950. Essi avevano la carrozzeria d’alluminio ed il telaio a longheroni e traverse, che derivava da quello della Mark V ed era fabbricato in legno di frassino. Quando il modello entrò in produzione di serie nel 1950, la carrozzeria fu fabbricata in acciaio con l’obbiettivo di contenere i costi. Rimasero d’alluminio le portiere, il cofano anteriore, e quello posteriore.
Con la testata in lega, i carburatori doppio corpo SU ed un doppio albero a camme in testa, il motore Jaguar XK6 a sei cilindri in linea da 3,4 L di cilindrata era tecnologicamente avanzato all’epoca, rispetto ai propulsori installati sulle altre auto di serie. Grazie anche ad un rapporto di compressione di 8:1 esso erogava 160 CV di potenza[2]. Era anche disponibile un motore con rapporto di compressione pari a 7:1, che era adatto ad essere alimentato con carburante di minor qualità. La meccanica di questo propulsore, successivamente modificata nelle versioni da 3,8 L e 4,2 L, sarebbe sopravvissuta fino agli anni ottanta.
Tutti gli esemplari della XK120 montavano anteriormente sospensioni a barra di torsione indipendenti con quadrilateri deformabili, mentre posteriormente era installato un assale rigido con balestre semi ellittiche (sia le sospensioni anteriori che quelle posteriori derivavano dalla Mark V). Inoltre, era installato uno sterzo a circolazione di sfere con piantone a regolazione telescopica e dei freni a tamburo sulle quattro ruote che erano però soggetti a fading, cioè ad affaticamento dopo un uso intenso, per esempio in pista, che portava i freni a perdere temporaneamente la loro efficacia. Per evitare quest’ultimo problema, alcuni esemplari vennero dotati di tamburi Alfin (acronimo di ALuminium FINned, cioè con alette in alluminio).
La capote in tela della roadster ed i finestrini laterali separabili si riponevano dietro i sedili, e le sue portiere in stile barchetta non avevano maniglie esterne; era invece presente un cavo da tirare, azionabile dall’esterno mediante una linguetta nei finestrini laterali, quando la vettura era in configurazione chiusa. Il parabrezza poteva essere rimosso per far posto a dei vetrini singoli.
La cabriolet aveva una capote in tela imbottita, che si ripiegava dietro i sedili, e finestrini discendenti con deflettori apribili. Era installato un parabrezza piatto in due pezzi montato su un telaio integrato al corpo vettura e verniciato dello stesso colore di quest’ultimo. La parte interna delle portiere della cabriolet e della coupé erano rivestite da radica di legno, mentre le più spartane roadster erano rivestite internamente in pelle. Tutti i modelli possedevano dei passaruota carenati delle ruote posteriori che erano rimovibili per fornire alla vettura un aspetto più aerodinamico. Sugli esemplari equipaggiati con ruote a raggi con gallettone (disponibili dal 1951), i passaruota carenati non vennero installati per fornire spazio al gallettone cromato Rudge-Whitworth a due alette.
Sulle versioni SE (cioè Special Equipment, cioè, in inglese, “Equipaggiamento speciale”), oltre alle ruote a raggi, l’equipaggiamento prevedeva anche sospensione più rigide, un motore più potente ed un doppio sistema di scarico.
Tutte le versioni avevano il motore montato anteriormente e la trazione posteriore. Il moto era trasmesso alle ruote attraverso un cambio manuale a 4 rapporti con overdrive a richiesta.
Le XK120 registrarono numerosi record nell’ovale della pista sopraelevata nell’ovale della pista sopraelevata del circuito di Montlhéry, vicino a Parigi.
Nel 1950 una XK120 guidata da Leslie Johnson e Stirling Moss fu condotta per 24 ore ad una velocità media di 172,94 km/h, compreso il tempo per effettuare gli stop per il rabbocco di carburante e per le gomme. Nel 1951, la stessa vettura percorse 212,16 km in un’ora, mentre l’anno successivo una XK120 coupé viaggiò alla velocità media di 161,43 km/h per 7 giorni e 7 notti.
Questa XK 120 roadster è stata consegnata a Max Hoffman a New York il 31 agosto 1954. Dopo diversi proprietari statunitensi l’auto è stata importata in Italia nel 1988. Lì la XK ha subito un restauro completo e accurato. Ha poi partecipato a una serie di eventi di auto d’epoca. I “numeri corrispondenti” e la tonalità di colore originale sono confermati da un certificato Jaguar Daimler Heritage Trust. Un ambito FIVA ID è con l’auto così come il documento ASI italiano. Durante la Mille Miglia 2019 la XK ha ricevuto l’onore di essere ammessa al “Registro Mille Miglia”. Questo dovrebbe virtualmente garantire una futura partecipazione alla Mille Miglia. Attualmente i sedili sportivi corretti dell’epoca sono installati con i sedili originali forniti con l’auto. La roadster è in ottime condizioni e si guida in modo impeccabile. Questa meravigliosa Jaguar ha ancora la sua targa italiana.